Alcuni tra i giovani finalmente ascoltano gli scienziati. La campagna Ritorno al Futuro che il movimento Fridays for Future in Italia propone è costituita da sette punti chiave dichiarati "imprescindibili e senza i quali nessun Next Generation EU potrà definirsi davvero tale", come giustamente viene affermato dai promotori:
- Fonti rinnovabili: i finanziamenti del Recovery Fund vanno utilizzati per realizzare impianti eolici offshore e onshore, investire nel fotovoltaico, favorire le comunità energetiche e l’autoproduzione da fonti rinnovabili. Bisogna eliminare i 18 miliardi annui di sussidi ambientalmente dannosi e approvare una carbon tax i cui proventi vengano utilizzati in ottica redistributiva. L’obiettivo dev’essere arrivare a 100% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030.
- Consumi energetici: ridurre del 50% i consumi energetici del patrimonio edilizio pubblico e privato. Accelerare gli interventi di efficienza energetica su scuole, ospedali, uffici pubblici, edilizia sociale; semplificazione amministrativa degli interventi di riqualificazione energetica e sostituzione di edifici con prestazioni di Classe A.
- Mobilità sostenibile: finanziare l’elettrificazione delle linee ferroviarie per il trasporto di merci e persone; rilanciare le infrastrutture di mobilità sostenibile (trasporto pubblico, sharing, colonnine di ricarica) nelle aree urbane. Entro il 2030 ecco le grandi opere che proponiamo: 200 km di metropolitane, 250 km di servizi tramviari metropolitani, 5.000 km di percorsi ciclabili e nessuna infrastruttura stradale che sia in competizione con queste per il trasporto di merci e persone.
- Riconversione industriale: investire nei settori industriali strategici della decarbonizzazione con priorità ad automotive elettrico per la mobilità pubblica, batterie, idrogeno verde, elettrificazione e digitalizzazione dei porti e del trasporto pubblico locale.
- Adattamento al clima dei territori: finanziare piani e interventi di adattamento climatico nei territori idrogeologicamente vulnerabili. Rafforzare le attività di monitoraggio degli impatti sanitari dei cambiamenti climatici. Concludere il piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico.
- Diamo sostegno alla ricerca pubblica e privata per nuovi prodotti e produzioni bio circolari, destinando posti di lavoro riservati e garantendo il sostegno alla specializzazione dei giovani. Parallelamente, dobbiamo ridurre i ritardi e i divari digitali che ostacolano l’affermazione di attività economiche e comportamenti sostenibili.
- Rafforzare il modello agroecologico: incentivare la transizione ad un modello agricolo che non alteri il clima, che valorizzi le risorse locali (filiera corta) e il biologico e qualifichi l’agricoltura integrata, promuovendo inoltre stili alimentari a base vegetale. Bisogna invece disincentivare l’importazione di prodotti responsabili di deforestazione. L’Italia deve quindi porsi obiettivi più ambiziosi di quelli della Politica Agricola Comune europea.
Come ha recentemente indicato Bill McGuire nell'ultimo libro Hothouse Earth (Icon Books, 2022) "siamo sulla buona strada per un aumento delle emissioni vicino al 14% entro il 2030, che quasi certamente ci vedrà infrangere il limite di 1,5°C in meno di un decennio". Il palese prevedibile fallimento dell'attuale sistema politico nella goffa gestione politica dei cambiamenti climatici, come in quella delle pandemie, potrebbe, paradossalmente, creare i presupposti per una società sostenibile. Siccome, d'altra parte, in un contesto di carenza di risorse ci troveremo a veder riapparire forti contrasti tra fazioni o nazioni, ci troveremo innanzitutto a dover scongiurare nuove guerre.
"Questa è una chiamata alle armi", dice McGuire, nel senso che oltre all'ormai inevitabile mondo afflitto da intenso caldo estivo e siccità estrema, raccolti esigui minacciati da inondazioni devastanti, calotte glaciali che si sciolgono rapidamente e livelli del mare in aumento bisogna fare al più presto questa rivoluzione per evitare che la situazione politica globale, basata su fragili equilibri socio-economici, degeneri ulteriormente, giustificando la necessità di una guerra diffusa. Il sistema politico attuale persegue la miope politica industriale che giustifica la necessità degli armamenti e questo, risulta, oltre che immorale, insostenibile. Questa politica ci porterà a star tutti ancora peggio, se non all'estinzione. Al contrario, possiamo veramente globalizzare la solidarietà, abolendo la guerra, azzerando globalmente gli armamenti. A questo punto non abbiamo altra scelta. Gli scienziati e gli intellettuali, che son rimasti inascoltati fino ad ora, devono adesso alzare maggiormente la voce: per scongiurare un totale annientamento dell'essere umano, prima, nel senso dell'ideale umano, solidale e cooperativo, poi, in senso letterale, del genere umano.
Il modello sociale solidale e cooperativo è conveniente, a lungo termine, come ha dimostrato la teoria dei giochi.