Le scrivo perché tutti noi, una famiglia di Milano come tante, andiamo
giornalmente in bicicletta, e ogni volta che mio figlio di 16 anni va
in piscina o mia figlia di 14 va a giocare a scacchi o mia moglie esce
per andare in ufficio, io ho paura che possano non tornare a casa.
Nonostante la paura resistiamo e non ci arrendiamo alle quattro ruote!
Vogliamo che una vera cultura della mobilità si diffonda, e se questo
è possibile, lo si realizza solo con l'esempio. Noi desideriamo che il
centro di Milano sia un esempio di civiltà per tutti; questa città che
ha la vocazione di città ciclabile, da sempre, e, oggi, si vanta di
essere all'avanguardia di una nuova economia sostenibile, per le sue
eccellenze, deve ribellarsi e affrontare radicalmente la sfida
nell'immediato futuro, senza ritardare nella conversione, a partire
dal suo centro. Questa città ha ormai le sue vittime, i suoi eroi, in
questa battaglia.
Andando al lavoro in bicicletta da Tricolore a Città Studi, percorro
tratti della ciclabile ancora incompiuta e contribuisco alla
internazionalizzazione dei nostri atenei, processo che attira sempre
un maggior numero di studenti e docenti stranieri, nonostante questi
debbano subire trattamenti incongrui, dalle innumerevoli assurdità
burocratiche, ad esempio, di permessi di soggiorno che si attendono in
eterno, alle speculazioni sugli alloggi che rasentano il parossismo.
Proprio gli stranieri sono allibiti dal paradosso di Milano, dove si
potrebbe andare ovunque in bicicletta ma non ci sono le piste
ciclabili!? che si ostentano quali "itinerari a traffico ciclistico
privilegiato": ma scherziamo!? Una Milano internazionale deve fare
meglio!!
La prego di non fare della "priorità ciclabile" o della "Zona 30" uno
slogan che nessuno riesce a prendere sul serio, come tante altre cose
di questo bel paese e di questa bella città.